Rassegna Stampa

Questo articolo è stato pubblicato, per la prima volta, su Il Corriere dell’Umbria di oggi.
 
“Per la dignità bisogna aiutare le assunzioni”
 
di Cesare Damiano
 
Una battaglia da portare avanti
 
Sul “Decreto Dignita” la battaglia nelle Commissioni Lavoro e Finanze della scorsa settimana, ne ha cambiato in alcune parti e in modo significativo  l’impostazione originaria, ma non basta ancora. Adesso il Decreto è passato all’Aula di Montecitorio. Se l’azione parlamentare di opposizione rimette sulla giusta strada un provvedimento nato male, non si può rimanere al vecchio giudizio, che ho sentito ripetere da vari esponenti del PD, che conferma che siamo di fronte a un “Decreto Disoccupazione”. Questa valutazione è l’altra faccia della medaglia della affermazione-fake di Di Maio :”Il Decreto Dignità è la Waterloo del precariato”. Chiaramente un nonsenso. Adesso bisogna uscire fuori dalla propaganda ed entrare nel merito del provvedimento. Molte cose positive contenute nel Decreto erano già state richieste con forza dal Pd, nella scorsa legislatura, dalla Commissione Lavoro della Camera, ma non approvate dal Governo Gentiloni. Altre, sono state sostenute in questi giorni in Commissione con appositi emendamenti. Proviamo ad elencarle: 1) la continuazione della norma del Governo Gentiloni che prevede un bonus per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani (prima under 30 e oggi, per scelta del Governo, under 35). Si tratta del vero provvedimento contro la precarieta’, quello che potrà fare la differenza sul saldo occupazionale di 80.000 posti di lavoro in meno, previsto dall’INPS (sulla base di calcoli difficilmente classificabili come “scientifici”), riportandolo in positivo. Adesso si dovrà avere la certezza delle coperture, per il momento molto aleatorie: una battaglia decisiva per l’Aula; 2) l’innalzamento del 50% delle mensilita’ di risarcimento per i lavoratori colpiti da licenziamento individuale illegittimo, nel caso di ricorso alla sede giudiziaria (emendamento approvato dai Deputati Pd della Commissione Lavoro della Camera alla legge di Bilancio dell’anno scorso, ma non sostenuto dal Governo Gentiloni) e a quella di conciliazione (emendamento del Pd presentato in Commissione nei giorni scorsi). Il Pd e’, dunque, per l’innalzamento dei risarcimenti a favore dei lavoratori, al punto tale da aver migliorato la norma del Governo giallo-verde che gia’ lo prevedeva, ma solo per la sede giudiziaria e non per quella di conciliazione. Con questa scelta, come è già avvenuto per gli incentivi, diventati lineari e strutturali con Gentiloni, si supera gradualmente e positivamente la filosofia del Jobs Act anche sui licenziamenti; 3) la conferma della durata massima del contratto a termine nel limite dei 12 mesi senza causali, più altri 12 (con le causali): si tratta, in termini di durata, della fotocopia dell’emendamento PD alla legge di Bilancio dello scorso anno, presentato dall’onorevole Gribaudo, che chiedeva di abbassare da 36 a 24 mesi la durata del contratto a termine; 4) la cancellazione dell’aggravio contributivo per l’assunzione di colf e badanti (emendamento Pd). Le cose negative: 1) nonostante il fatto che sia giusto, a mio avviso, inserire le causali per il contratto a termine, il periodo transitorio previsto fino a ottobre e’ troppo breve. Va fatta una battaglia in Aula per mantenere le vecchie regole ai contratti in essere fino alla data della conversione del Decreto: una norma transitoria cosi’ concepita, come facemmo nel 2007, darebbe certezze a lavoratori e imprese e, insieme all’incentivo per le assunzioni a tempo indeterminato, avrebbe un impatto positivo sull’occupazione; 2) E’ negativo l’allentamento delle regole per l’utilizzo dei voucher. Va cambiata la durata del voucher che, nella proposta del Governo giallo-verde, dal momento della denuncia all’Inps aumenta da 3 a 10 giorni il tempo per il suo utilizzo. Bisogna tornare ai 3 giorni perché, altrimenti, si può aprire uno spazio all’aumento del lavoro nero; 3) Rimane negativa, nonostante il superamento dello ‘stop and go’ e la richiesta delle causali all’utilizzatore, l’equiparazione del lavoro somministrato con il contratto a termine. La somministrazione, che costa il 20-30% in più dei normali contratti, andrebbe tolta dal Decreto. Come si vede, un po’ di strada e’ stata percorsa: adesso si tratta di proseguire in Aula la battaglia per cambiare le norme sbagliate svolgendo il nostro ruolo di opposizione fino in fondo, al fine di ridare vera dignità al lavoro.