Posso definire Aris Accornero, mancato questa notte, in un solo modo: un maestro. Cui ero legato, in primo luogo, da quell’impresa in cui ho mosso i miei primi passi nel lavoro: quella Riv di Torino che lo aveva licenziato nel 1957, per rappresaglia nei confronti della sua militanza politica e sindacale nel Partito Comunista e nella Cgil.
Soprattutto, per tanti di noi, formatisi nella Cgil degli anni Settanta, Accornero è stato un riferimento culturale fondamentale, per la sua straordinaria capacità di analisi che lo ha condotto, dal ruolo di operaio metalmeccanico, alla direzione dei “Quaderni di Rassegna Sindacale”, la rivista della Cgil, fino alla docenza in Sociologia Industriale presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Accornero è un faro per tutti coloro che si dedicano alla ricerca sul lavoro. Non a caso, la sua firma si trova in calce alla definizione della voce “Lavoro” dell’Enciclopedia Treccani.
Fondamentali, per me, le riflessioni nel suo libro del 1997 “Era il secolo del Lavoro”. Accornero è stato, tra l’altro, tra i responsabili di un’edizione della ricerca “Il lavoro che cambia” della nostra Associazione Lavoro&Welfare.
Il mondo del lavoro perde uno dei suoi più lucidi e penetranti protagonisti. Alla famiglia, il mio commosso ed affettuoso abbraccio.