ROMA 16-Set-24 (ITALPRESS) – “Il Governo, tra i suoi obiettivi, dichiara di avere quello di difendere il ceto medio. Se questo è vero, ci domandiamo perché il ceto medio dei pensionati in questo obiettivo non rientri”. È quanto dichiara Cesare Damiano, ex Ministro del Lavoro.
“Viene il sospetto, prosegue Damiano, che la parola ‘sostenere’ sia stata sostituita, da parte dell’Esecutivo, con la parola ‘mungere’. Sì, mungere, cioè far cassa sulle pensioni, non dei ricchi, ma del ceto medio. L’operazione, infatti, riguarda le pensioni che partono dai 1.700 euro netti mensili (un operaio specializzato, un impiegato di concetto, un quadro…) e arriva fino a quelle d’oro. La rapina al ceto medio (le pensioni d’oro hanno una incidenza marginale) è già stata effettuata con le due leggi di Bilancio precedenti e frutterà, nel decennio 2023/2032, ben 36 miliardi di euro netti. Che, naturalmente, verranno sottratti dalle tasche di questi pensionati”.
“Evviva, dunque, la difesa del ceto medio, ma non quello dei pensionati. La CGIL, di recente, ha evidenziato in un rapporto l’entità del danno che deriva da questa scelta del Governo e che, se fosse reiterata anche per il 2025, porterebbe ad un nuovo risparmio di 1 miliardo di euro (da sommare ai 10 già risparmiati nei due anni precedenti). A noi basta fare due esempi. Il primo è relativo a una pensione di 1.732 euro mensili netti (2.300 lordi): la replica per il 2025 del taglio della indicizzazione (che serve a difendersi dall’inflazione), già praticato nel 2023/2024, porterebbe a un taglio annuo (cumulato nel triennio) di 968 euro. Una pensione di 2.029 euro netti mensili (2.800 lordi), avrebbe una perdita cumulata di 3.571 euro annui. Per capire l’entità del danno bisogna, poi, moltiplicarlo per gli anni di aspettativa di vita: la perdita diventa di decine di migliaia di euro. Consigliamo al Governo, conclude Damiano, se vuole essere coerente tra il dire e il fare, almeno di non replicare il furto nella prossima legge di Bilancio” conclude. (ITALPRESS).